La caduta del Social(Instinct) – 5a puntata – Dalla teiera alla tastiera

Drink spilled on keyboardE’ ovvio, dopo aver letto dei fatti appena narrati, pensare che ci sia una sorta di cospirazione o persecuzione ingiusta nei confronti dei nostri protagonisti; c’è da aggiungere che questo accanimento, per nulla circoscritto ai tre personaggi ma ben più esteso all’ambito mondiale, avesse fondamenti e motivazioni solide.
O almeno chi aveva redatto la temuta legge n° 6728765679.98787 bis le considerava tali.
In questo frangente faremo un salto nel passato, all’esatto punto non dove venne votata o redatta la legge, ma il passato ancor precedente dove venne pensata.

Era una mattina d’inverno e un personaggio aventi pesanti cariche politiche di cui mi sfugge il nome stava passando il momento della sua colazione a fissare il tavolino del bar. Accanto alla porzione di legno laccato di un pallido bianco, stava appoggiata la sua tazza di tea nero. Dal fumo che si sollevava dalla tazza si poteva dedurre che il tea fosse bollente, ma la stessa deduzione non arrivò alla mente dal nostro nuovo personaggio che si scottò le labbra nel tentativo di un primo sorso.
Appoggiò con forza la tazza che fece sobbalzare fuori del liquido che andò sulla porzione di tavolo oggetto della precedente osservazione.
Il nostro personaggio imprecò tra i denti.
Era una donna, di quelle che stanno in mezzo nell’età indefinita tra l’adulto e l’anziano. Mezz’età appunto. Aveva delle grosse spalle e i capelli corti, un tajer scoordinato e una ventiquattrore consunta appoggiata ai piedi della sedia.
Sospirò.
Aveva molto lavoro da fare ma il tedioso clima meteorologico della giornata tendeva a tediare a sua volta l’animo facilmente influenzabile della donna.
Sospirò.
Fuori cominciò a piovere.
La donna mugugnò un’imprecazione che aveva sentito da sua nonna una mattina d’inverno simile a quella; un’imprecazione di quelle che non riesci a cogliere il vero significato se non una volta cresciuti.
Aveva molto lavoro da fare, ma fuori pioveva.
La sua giornata si sarebbe alternata fra riunioni e viaggi sotto la pioggia a piedi. E ancora riunioni, intramezzate ancora da altrettanti viaggi a piedi sotto una possibile pioggia.
A quel punto la tazza aveva definitivamente smesso di fumare, cosa che denotava il possibile processo di raffreddamento della sostanza chiamata tea nero, contenuto nella tazza.
Anche questa volta, il dettaglio, non venne colto dalla donna che bevve un sorso dalla tazza e ripeté la precedentemente mugugnata imprecazione ad un volume maggiore attirando l’attenzione degli altri avventori del locale che, fino a qualche istante prima, erano immersi negli schermi retroilluminati dei proprio smartphone.
La donna se ne accorse e la cosa destò in lei un fastidio oltremodo profondo che le cominciò a far tremare un labbro. Il fatto che l’attenzione degli altri avventori non calasse fomentò il fastidio oltremodo profondo fino a farle venire un altrettanto fastidioso quanto singolare tic alla palpebra che affiancato al tremolio del labbra le dava un aspetto che molti definirebbero strambo.
Fu uno degli avventori che la fece figurativamente scoppiare: le scattò una foto per condividerla su un noto social.
Lei imprecò la stessa colorita imprecazione della nonna rafforzandola con altri coloriti aggettivi e, lanciando in aria il tea nero ormai freddo, se ne andò. Lei era il primo ministro della nazione e in quel momento le passò per la testa che avrebbe fatto di tutto per proibire i social. Questo oppure la messa al bando di sistemi di vendita che non garantissero al cliente di consumare il proprio acquisto in santa pace, lontano da ogni fonte di disturbo. E che non permettessero mai al suddetto acquisto di raffreddarsi. Mai.
Ma capì di essere arrabbiata per via del tea nero freddo.
E cinque mesi più tardi la legge n° 6728765679.98787 bis venne approvata.

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