La rivincita della ragazzina senza talento

img_20170304_214759Lindsey Stirling. 31 anni.Alta un metro e qualcosa, dell’Arizona.
Sabato sono stato ad un suo concerto a Mantova.
Non è mio interesse parlarne o recensire il concerto. Quanto di questo e quanto di quello.
Né di quanto mi ha sconvolto l’aver scoperto che è Mormone e che su questo abbia anche girato un video-intervista per la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni.
Ma lasciamo stare, anche perché da buon pastafariano non me ne frega un cazzo del credo religioso o spirituale di nessuno.
Nemmeno del papa.

Torniamo al concerto di sabato e nello specifico ad un particolare discorso prima di una canzone; la canzone si intitola “Arena” e verte sul fatto che solo noi possiamo realizzare la nostra vita.
Un concetto banale e mille volte ripetuto, giusto?
Certo, ma allora quante cazzo di persone devo dircelo ancora prima che noi possiamo prendere la nostra cazzo di vita e farci qualche cazzo di cosa? Troppe o infinite come la quantità di cazzi che avrei voluto infilare nella frase per enfatizzare il concetto.
Il discorso: Inizia con il dire che ognuno ha dei talenti e delle passioni che ci rendono speciali; va avanti con il suo vissuto personale e tira fuori un concetto che negli ultimi tempi mi sta particolarmente a cuore: Il vecchio mondo che non capisce e combatte il nuovo che arriva con visi ma soprattutto mezzi che prima non c’erano e si arriva allo scontro inevitabile.
Dice che, nel suo caso, tutto parte da YouTube e che quello che voleva fare (e attualmente fa, dando anche lavoro a un bel numero di persone) ovvero violinista-ballerina professionista -insieme non esisteva. Non era concepito.
Ed io allora immagino il primo uomo che ha detto “voglio fare lo scrittore” quali sguardi abbia ricevuto.
Ma Lindsey va avanti e racconta quando, nel 2010, partecipa ad American’s got talent (conosciamo il format) e, per chi non conoscesse la storia, arriva ai quarti di finale e viene eliminata.
Capita, fa parte del gioco.
Ma oltre il danno anche la beffa perché, davanti a milioni di spettatori, le viene detto che è senza talento, che non sarà mai in grado di riempire un teatro “in Vegas”; rincarano la dose aggiungendo che quello che fa è inconciliabile e lei non è all’altezza di farlo.
Immaginate l’umiliazione.
Lindsey incassa con il sorriso e va a casa. Avrebbe potuto attaccare il violino al chiodo, ma no. Continua per una strada differente.
E a quel punto chiede di accendere le luci in sala, ci indica e ci chiede: ” Voi cosa siete qua a fare?”
La rivincita è presa; sono passati sette anni da quel giorno.
Ma c’è un ultimo concetto prima di far partire la canzone: Siamo noi che dobbiamo avere coraggio.
Abbiamo i talenti, dobbiamo aver il coraggio di non farli morire.
Nessuno scriverà quella canzone al tuo posto.
O dipingerà quel quadro.
O farà quello che ami fare per te.
Nessuno farà nulla per te, al tuo posto.
Solo noi dobbiamo avere il coraggio di vivere e viverCi.

Siamo solo noi che dobbiamo avere il coraggio di entrare nell’arena.

Questa volta ce lo ricorderemo?

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